La popolazione del Sudan, molto prima dell’avvento dell’agricoltura sapeva distinguere i vegetali, si cibava di piante selvatiche e, probabilmente, ne conosceva anche le qualità terapeutiche
Per una volta anche la placca dentale si è dimostrata utile alla scienza.
Proprio partendo dall’analisi di composti organici e microfossili prelevati dalla placca dentale calcificata di antichissimi denti umani, un team internazionale di ricercatori, che contava anche la presenza di alcuni italiani, è riuscito a scoprire le abitudini alimentari dei nostri progenitori. E sono cominciate le sorprese. Si è scoperto infatti che quella che oggi consideriamo soltanto un’erbaccia infestante, il Cyperus rotundus, costituiva un importante elemento della dieta di quel popolo preistorico.
Non solo: le antiche popolazioni che vivevano nel Sudan centrale avevano scoperto le qualità nutrizionali e medicinali di questa e molte altre piante, ben prima dello sviluppo dell’agricoltura.
L’analisi dei microfossili
La ricerca, pubblicata su Plos One, è stata condotta dall’Università di Barcellona e dall’Università di York, mentre gli scavi dei 5 siti preistorici di Al Khiday, nell’attuale Sudan, sono stati diretti da Donatella Usai, dell’Istituto italiano per l’Africa e l’oriente di Roma. All’analisi dei microfossili trovati nei denti ha contribuito anche Anita Radini, archeobotanica dell’Università di Leicester.
Al centro del lavoro, un’area posta lungo il Nilo Bianco, popolata fin dal 7000 a. C. e nella quale sono state individuate dagli archeologi centinaia di sepolture pre-Mesolitiche e Neolitiche.
«Estraendo e analizzando il materiale prelevato da campioni di antiche placche dentali – spiega Karen Hardy” coordinatrice dello studio –“ abbiamo scoperto che questa pianta in passato era usata come cibo e sembra che anche le sue proprietà medicinali fossero ben note. Più avanti nella storia anche gli antichi egizi usarono il Cyperus rotundus come profumo e medicinale». «Non solo. Abbiamo scoperto che queste persone mangiavano diverse altre piante, e abbiamo trovato tracce di fumo di cottura e di fibre di piante masticate per preparare materiali e oggetti».
Comprensione delle piante
Dettagli che, a parere della ricercatrice, «provano che gli uomini del neolitico avevano una comprensione dettagliata delle piante ben prima dello sviluppo dell’agricoltura».
Analizzando i resti fossili trovati nelle tombe, i ricercatori hanno rilevato, sorprendentemente, una presenza di carie sorprendentemente minore di quanto ci si sarebbe aspettato.
Le ricerche suggeriscono che la capacità della pianta di inibire lo Streptococco mutans, batterio che contribuisce alle carie, potrebbe aver portato all’inattesa bassa incidenza di carie rilevata analizzando i resti presenti nelle sepolture.
Che i nostri progenitori usassero questa pianta anche come “dentifricio”?
«Quello di Al Khiday è un sito unico nella valle del Nilo, dove un folto gruppo di persone ha vissuto per migliaia di anni – commenta Usai – Lo studio dimostra che queste persone facevano buon uso delle piante selvatiche come cibo, materiale per realizzare oggetti e anche come medicinali».
Inoltre la scoperta contribuisce a modificare l’idea che avevamo della dieta preistorica pre-agricola.
Sarà bene che si smetta di pensare ai “cavernicoli” come esseri sempre armati di clava con in bocca enormi e sanguinolenti pezzi di carne. Con tutta probabilità erano molto più vegetariani di quanto lo siamo noi oggi.