Non sorridete, sappiamo bene tutti che l’aspirina è uno dei farmaci più longevi di tutta la farmacopea internazionale e gli omega 3, che farmaci non sono, sono altrettanto ben conosciuti.
La novità sta nel fatto che un team di ricercatori ha scoperto che, se associati, diventano un potente antiinfiammatorio in grado di bloccare la diffusione dei processi flogistici che sono alla base di molto malattie croniche anche gravi, come l’artrite, le infezioni polmonari o le patologie cardiovascolari.
Lo studio, condotto da un team di ricercatori coordinati dal dottor Charles Serhan, del Brigham and Women’s Hospital presso l’Harvard Medical School, è stato pubblicato sulla rivista Chemistry and Biology ed è basato sulle già note proprietà degli acidi grassi omega 3 di produrre particolari molecole chiamate resolvine, conosciute per la loro funzione naturalmente antiinfiammatioria, sopratutto nella loro variante D2.
L’azione combinata e sinergica di asprina e resolvine ha dato luogo alla formazione di una nuova molecola potenziata di resolvina, chiamata D3, i cui effetti antiflogistici sono più potenti e prolungati rispetto alla molecole di tipo D1 e D2.
“In questo studio” – dice il dr. Serhan – “abbiamo scoperto che una resolvina, chiamata resolvina D3 e derivata dall’acido DHA degli acidi grassi omega-3, persiste più a lungo nei siti di infiammazione che non la resolvina D1 o D2, nella risoluzione naturale dell’infiammazione nei topi”.
“L’aspirina, aggiunge il dr. Petasis Nicos, della University of Southern California e coautore dello studio, è in grado di modificare un enzima infiammatorio bloccando la formazione di molecole che propagano l’infiammazione, producendo molecole dagli acidi grassi omega-3, come la resolvina D3, che svolgono un’azione antiflogistica in grado di bloccare la diffusione del processo flogistico nell’organismo.”
Oltre ad aver ottenuto la molecola naturale dall’azione combinata dell’aspirina, c’è soddisfazione nel team di ricerca per essere già riusciti a produrre la resolvina D3 per sintesi chimica. Questo ha permesso di identificare “….il recettore umano che viene attivato dalla resolvina D3, il che è fondamentale per capire come la resolvina D3 lavora nel corpo per risolvere l’infiammazione”, ha concluso il dr. Serhan.
Grazie a queste scoperte sarà presto possibile la produzione di un farmaco a base di resolvina D3, in grado di curare l’infiammazione in modo più efficace di quanto oggi possibile.