E’ scoppiata una pericolosa querelle negli ambienti medici internazionali, in particolare italiani, contro uno studio canadese appena pubblicato dal British Medical Journal. Secondo l’autore le mammografie sarebbero del tutto inutili nelle diagnosi precoci dei tumori del seno.
Immediatamente sono insorti radiologi e senologi italiani anche perché l’Italia è stata citata ad esempio, per il suo esteso programma di screening mammografico, anche dagli americani dell’American Roentgen Ray Society.
I maggiori esperti italiani del settore contestano lo studio dell’Univeristà di Toronto, condotto dal dr. Anthony Miller, ed esprimono preoccupazioni per gli effetti negativi che potrebbe avere verso le donne e negli ambienti medici.
Secondo il dr. Panizza (Istituto dei Tumori di Milano) che contesta il merito della ricerca, la più grave pecca dello studio è che si basa sugli effetti di mammografie effettuate 20-25 anni fa, senza tenere conto dell’evoluzione digitale nel frattempo intervenuta e che oggi permette di effettuare la tomosintesi, vale adire un’indagine della mammella “a strati”, oltre ad aver più che dimezzato la quantità di radiazioni.
Ciò permette benefici sia ai pazienti non affetti da tumore, per i quali non sono necessari altri approfondimenti diagnostici che ai pazienti che ne risultassero affetti, perché la diagnosi precoce permette interventi meno invasivi e terapie post chirurgiche migliori, aumentando sensibilmente le prognosi favorevoli come verificabile da quando il programma di screening è stato introdotto.
I medici italiani ribadiscono con convinzione l’invito a sottoporsi allo screening mammografico per prevenire le possibilità che il tumore possa presentarsi.