Fino a qualche tempo fa si presumeva che l’unico collegamento tra cibo e caratteristiche comportamentali delle persone, sviluppata da alcuni, fosse di rifugiarsi nel cibo in caso di stati di sofferenza, stress o depressione.
La moderna scienza della nutrizione ha scoperto come, certificato da studi autorevoli, il meccanismo di interazione tra cibo e comportamenti sia complesso ed avvenga seguendo tre direttrici, ovvero:
– Il cibo permette al cervello di produrre i neurotrasmettitori che determinano i cambiamenti d’umore;
– I livelli di zucchero in circolazione hanno un forte impatto sull’energia, sull’attenzione e sulla percezione;
– Il cibo è strettamente collegato con le abitudini di vita;
I neurotrasmettitori
La produzione di neurotrasmettitori è strettamente correlata al tipo di cibo consumato quindi, conoscendo le proprietà di ciò che si mangia, sarà possibile intervenire per stimolare i cambiamenti necessari o per evitare che una dieta sbagliata complichi ancor più la vita.
Gli alimenti contenenti proteine, ad esempio, contengono un aminoacido chiamato tirosina che stimola il rilascio di dopamina ed adrenalina che ridanno energia e stimolano l’attenzione.
Quindi, quando ci coglie la stanchezza durante la giornata di lavoro, sarebbe meglio uno sputino proteico al posto di un caffè.
I carboidrati invece, favoriscono il rilascio di un altro neurotrasmettitore, la serotonina, che ha un effetto antagonista rispetto alla dopamina: in parole povere favorisce il sonno quindi, se il nostro spuntino sarà a base di carboidrati complessi potrà calmare il nostro senso di fame ma, non sarà per niente utile per la ripresa di energia.
Un pasto ricco di carboidrati potrà esserci invece molto utile in caso di nervosismo, ansia e depressione, questo perché la serotonina ha un effetto rilassante e distensivo per il sistema nervoso.
Gli zuccheri sono invece una fonte di energia immediata per l’organismo. Gli spuntini dolci vanno per la maggiore questo perché, oltre a soddisfare i sensi con il loro gusto, permettono di sentirsi subito più reattivi. In realtà, l’azione degli zuccheri nel corpo è regolata dal meccanismo competitivo glucosio/insulina: quando i livelli di glucosio in circolo si alzano, l’insulina interviene per abbassarli. Questo meccanismo, che interviene velocemente abbassando i livelli di glucosio, ci riporta rapidamente ad uno stato di stanchezza pari o superiore a quello precedente. Ecco perché non è mai utile affidarsi a cibi ad alto contenuto di zuccheri per riprendere forze.
Può la dieta influenzare il nostro modo di comportarci?
Si, basti pensare ad esempio agli atleti nei giorni precedenti ad una gara importante o agli studenti prima di un esame. In casi come questi, nervosismo e irritabilità sono problemi che affliggono buona parte delle persone.
La colpa va allo stress ma, ciò che noi chiamiamo stress, non è causa ma effetto, l’effetto di una produzione abbondante di neurotrasmettitori, provocati anche dalla dieta. In altre parole, l’eccesso o la carenza di determinate sostanze nutrienti possono provocare, sopratutto in particolari situazioni ambientali, cambiamenti nel nostro comportamento abituale.
Quanto detto è stato confermato anche da studi inglesi ed americani, compiuti per esaminare i comportamenti violenti e borderline provocati da particolari condizioni di vita.
Gli studi hanno interessato un certo numero di detenuti, offertisi per il test, a cui sono state somministrate compresse multivitaminiche e arricchite di omega3.
Sorprendente è stato che la ricerca ha mostrato una diminuzione dell’incidenza degli episodi di violenza del 50%.
Naturalmente, il comportamento più studiato resta ancora quello legato all’eccesso di cibo. Fino ad oggi si pensava che la bulimia fosse causata da stati d’animo negativi come la tristezza o la solitudine, oggi si pensa invece che il comportamento bulimico potrebbe essere conseguenza di due opposti motivi fisiologici, cioè piacere o l’insoddisfazione per ciò che si mangia.
Nel primo caso il meccanismo è semplice e lineare. Cibarsi viene vissuto come un piacere così intenso che si tende a prolungarlo più del dovuto ed è probabilmente lo stesso tipo di meccanismo patologico che si trova negli alcolisti, nei giocatori patologici, a cui non è estranea la produzione di adrenalina.
Ma, secondo i ricercatori, anche la reazione opposta è una spiegazione della bulimia. Si mangia di più perché si cerca il piacere che non si riesce a raggiungere.
Il segreto per cambiare le cattive abitudini alimentari ?
La maggior parte delle diete impongono molti cambiamenti, spesso importanti, sia nell’alimentazione che nello stile di vita.
Se si parte con entusiasmo e volontà si riescono ad affrontare e sopportare le difficoltà di slancio ma, il più delle volte, solo per un periodo di tempo limitato, poi si crolla e ci si lascia andare.
Secondo gli studi più recenti, invece, il segreto sta nell’affrontare il cambiamento più lentamente e step-by-step.
All’inizio ci saranno meno gratificazioni ma l’organismo avrà modo di metabolizzare più facilmente i cambiamenti, senza venirne sopraffatto.
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