Due studi, recentemente pubblicati sulla rivista californiana Plos Medicine, mettono in relazione il numero dei nevi cutanei, come si chiamano in gergo scientifico, con la probabilità di sviluppare il cancro della mammella, in particolare i tumori estrogeno-positivi, che sono circa il 70% del totale oltre ad avere prognosi meno sfavorevole.
Ricerche prospettiche
Gli studi in questione, uno condotto dall’ Università americana di Harvard, l’altro francese effettuato dai ricercatori dell’ Institut National de la Santè et de la Recherche Mèdicale, sono di natura prospettica.
Lo studio dell’Università di Harvard, il cosiddetto Nurses’ Health Study, ha monitorato, a partire dalla metà degli anni Settanta, decine di migliaia di infermiere, oltre 75.000 per 24 anni, per ricavare informazioni sull’influenza di fattori come la dieta o l’esercizio fisico sui tumori e le malattie cardiovascolari.
La conta dei nei
Nello studio americano i ricercatori hanno chiesto alle partecipanti di contare il numero dei nei di dimensioni superiori ai tre millimetri sul loro braccio sinistro. Nel corso del tempo, nel gruppo delle donne sotto osservazione, sono stati diagnosticati oltre cinquemila tumori al seno e, tra le donne con molti nevi, i tumori sono stati più numerosi. Lo studio ha evidenziato che il rischio aumenta in proporzione al numero dei nevi. Tradotto in percentuali, il rischio è stato del 35 % più alto nelle donne con oltre quindici nevi rispetto a quelle con meno di cinque. In altre parole, in valore assoluto, le donne che hanno più di quindici nevi rischiano dieci volte di più rispetto a quelle che non ne hanno nessuno.
La ricerca francese, in cui i parametri si basavano su pochi o molti nevi, ha fornito risultati molto simili a quella americana.
Tutta colpa degli estrogeni?
La Dr.ssa Milena Sant, dell’Istituto dei tumori di Milano, pur non contestando il valore degli studi, precisa che “I risultati di questi due studi non indicano un rapporto diretto di causa-effetto tra nevi e probabilità di ammalarsi di tumore della mammella. La presenza dei nevi non può neppure essere considerata un test predittivo del rischio, o tanto meno un test di screening”. “Piuttosto”, continua la ricercatrice, “queste ricerche confermano un dato già emerso da numerosi altri studi, e cioè che elevati livelli di ormoni sessuali, in particolare estrogeni, costituiscono un elemento di rischio per il tumore della mammella, insieme a diversi altri”.
E’ noto, infatti, che diversi fattori legati agli ormoni sessuali influiscono sul rischio di tumore. Ad esempio è noto che i tumori alla mammella sono influenzati da fattori metabolici e nutrizionali, dall’età a cui una donna ha avuto il primo figlio (la gravidanza altera i livelli di ormoni sessuali) o dall’età della menopausa.
Quello che gli studi volevano provare, in realtà, era il ruolo dei nevi della pelle, quali spie dei livelli di estrogeni e, indirettamente, anche del rischio di tumore. Per entrambi gli studi, la risposta è stata positiva.